Il 17 novembre si sciopererà per chiedere, come sempre, un sistema di formazione di qualità, centrato sui saperi oggetto di insegnamento-apprendimento, a carico dello Stato, ma anche un intervento immediato per calmierare i prezzi di questi percorsi abilitanti, costi non alla portata dei ceti popolari, mostrando ancora una volta che ormai il mondo della formazione si rivolge soprattutto alle élite di questo paese, escludendo le fasce popolari e aprendo una nuova frontiera della lotta di classe. Un accesso all’insegnamento così organizzato impedisce di fatto l’accesso all’insegnamento a chi non ha le risorse economiche per partecipare a questa compravendita di titoli e abilitazioni e svaluta ancora di più la professione docenti.
Una professione che oramai, evidentemente, su può comprare in un mercato per nulla trasparente, per cambiare la proposta di Iegge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad ora messe in campo dal Governo ed a sostegno delle piattaforme sindacali unitarie presentate. Per chiedere al Governo e alle Istituzioni territoriali di assumere provvedimenti, a partire da quelli in materia di Iavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali, sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni, istruzione e sanità, necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare la crescita.
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da Sandra Gabriele
Personale amministrativo